domenica 4 febbraio 2018

Vasco Pratolini - IL QUARTIERE - Vallecchi 1954 - £ 200





Che emozione ritrovarmi tra le mani, dopo tanti anni, questo minuscolo volumetto formato 16x11, praticamente le dimensioni di una cartolina, n.3 della collana Contemporanea Vallecchi. Così l'Editore presenta la collana in terza di copertina:

Questa nuova Collana popolare, dedicata alla narrativa italiana contemporanea, è il tentativo di portare finalmente a contato col pubblico vastissimo dei lettori potenziali, di quelli che non entrano quasi mai in una libreria ma che vorrebbero leggere e soprattutto conoscere il mondo e il tempo in cui vivono, i romanzi italiani d'oggi.Si sa benissimo che la maggiore diffusione del libro contribuisce a farne diminuire il prezzo: se ogni italiano comprasse un libro al mese, i libri costerebbero molto meno.

Vasco Pratolini (1913-1991) è uno scrittore che ho molto amato, forse per quel suo essere un irregolare nella letteratura, così simile a quegli scrittori americani autodidatti, che dopo aver esercitato tanti diversi lavori, decidono di dedicarsi alla scrittura: una sorta di Martin Eden fiorentino

L'Epigrafe che Pratolini inserisce all'inizio del romanzo, è un omaggio all'amico Montale, entrambi frequentatori dello storico Giubbe Rosse di Firenze: è la chiusa della poesia posta all'inizio della raccolta Ossi di Seppia:

  Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


L'incipit:

Noi eravamo contenti del nostro Quartiere. Posto al limite del centro della città, il Quartiere si estendeva fino alle prime case della periferia, là dove comincia la via Aretina, coi suoi orti e la sua strada ferrata, le prime case borghesi, e i villini. Via Pietrapiana era la strada che tagliava diritto il Quartiere, come sezionandolo fra Santa Croce e l'Arno sulla destra, i Giardini e l'Annunziata sulla sinistra. Ma su questo versante era già un luogo signorile, isolato nel silenzio, gravitante verso San Marco e l'Università, disertato dalla gente popolana che lasciava i figli a scavallare sulle proprie strade dai nomi d'angeli, di santi e di mestieri, nomi antichi di famiglie "grasse" del Trecento: Via de' Malcontenti ne era un'arteria e un monito; via dell'Agnolo la suburra, sulla quale immetteva Borgo Allegri ove in un'età lontana un'immagine della Madonna, dipinta da un concittadino immortale, portata in processione, si degnò miracolare in mezzo al popolo, "rallegrandolo".

Ri-letto dopo oltre cinquant'anni l'ho trovato di nuovo bellissimo, genuino e di grande freschezza, lineare nella forma, con la voce narrante (Valerio) che diventa plurale quando il discorso riguarda il quartiere, e poi l'opportuno gradevole uso di toscanismi, in altre parole un esempio di grande vitalità  narrativa, propria del mai abbastanza lodato neorealismo in letteratura.

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