venerdì 15 agosto 2014

Paolo Maurensig - LA VARIANTE DI LÜNEBURG - Adelphi 1993 - £ 20.000


Ci sono romanzi che hanno un avvio lento e solo l'ostinata curiosità del lettore ne consente il prosieguo; quando non è addirittura premeditata opera di scoraggiamento, come in alcuni romanzi di Umberto Eco; altri invece, pur avendo l'andamento di un adagio, scorrono veloci, catturando totalmente fin dall'incipit l'attenzione del lettore, costringendolo a leggerlo tutto d'un fiato.

E' il caso di questo fortunato romanzo d'esordio del goriziano Paolo Maurensig, classe 1943, che, uscito ad aprile del 1993, quando l'acquistai a luglio, era già alla sua quarta edizione. 

Leggendo la biografia di Maurensig scoprii, con sorpresa, che per anni era stato, come me, un agente di commercio: un collega, dunque. Riandando con il pensiero al tipo di rapporti che si instaurano tra colleghi venditori, persone anche simpatiche se prese a piccole dosi, sempre con la battuta pronta, brillanti per necessità, dove il passatempo preferito, durante i lunghi meeting aziendali, è quello che lo psicanalista transazionale Eric Berne (1910-1970) nella sua teoria dei giochi chiama donne & motori, la mia simpatia per questo autore crebbe notevolmente. 

Come di consueto, non racconterò nulla di questo avvincente romanzo, per non togliere il piacere della scoperta a quei distratti lettori che ancora non lo avessero letto. Dirò solo che la costruzione è un rigoroso congegno narrativo, dove le tessere della storia trovano la loro collocazione alla fine di un percorso che ha le insidie e la pericolosità di una partita a scacchi.

Questo l'incipit:


Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue.
Narra infatti la leggenda che quando il gioco fu presentato per la prima volta a corte il sultano volle premiare l'oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese per sé un compenso apparentemente modesto, di avere cioé tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquattro caselle, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza, e così via...
Ma quando il sultano, che in un primo tempo aveva accettato di buon grado, si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, e forse neppure quelli di tutta la terra, per togliersi dall'imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa.

7 commenti:

  1. Caro Giorgio, i tuoi consigli sono sempre graditi.

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  2. Grazie Remigio, pensa che dopo aver riletto questo romanzo ho ripreso a giocare a scacchi, con il computer a livello minimo! Un caro saluto.

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  3. Davvero un bel libro. Oltre vent'anni fa avevo incontrato l'autore durante una presentazione pubblica di questo romanzo. E proprio ieri, guarda caso, ho scoperto un nuovo romanzo di Maurensig in una piccola biblioteca comunale: "L'arcangelo degli scacchi - vita segreta di Paul Morphy" (Mondadori, 2013). Per gli amanti degli scacchi e della letteratura, come me e te, penso che sia un romanzo importante.
    Ho scoperto il tuo blog qualche mese fa: lo trovo molto interessante e graficamente molto elegante. Grazie.
    (Ti segnalo un refuso nel nome, nel terzo capoverso: c'è una enne in più).
    Un caro saluto,
    Subhaga Gaetano Failla

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    1. Grazie dell'attenzione che hai dedicato al blog e per le segnalazioni dei molti refusi: accade quando non c'è un correttore di bozze!
      Ancora non ho letto l'ultimo libro su Paul Morphy, ma conto di farlo quanto prima. Ti segnalo sul sito di Maurensig la ricostruzione alla scacchiera di una bellissima partita di Morphy contro Luis Paulsen, bellissima, da seguire sulla propria scacchiera!
      http://www.paolomaurensig.it/
      Un caro saluto
      Giorgio

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  4. P.S.
    Non mi raccapezzo tanto nell'inserire commenti dove bisogna scegliere tra diverse opzioni: ho cliccato su Google e poi ho notato che cliccando successivamente sul mio nome pubblicato mi rimanda a "Blogger", ma io non ho nessun blog. Scusa per la confusione...

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  5. P.P.S.
    Ti segnalo un altro refuso di cui mi sono accorto ora: nell'incipit, al quarto rigo, manca l'accento su "se".

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