venerdì 23 maggio 2014

PASSIONI GIOVANILI: I SUPEREROI DELLA MARVEL- Editoriale Corno - Anni '70 - £ 200



Dobbiamo alla passione di Oreste del Buono (1923-2003) per i comics se nel 1966 in Italia abbiamo conosciuto i Supereroi della Marvel. Nel n.16 di Linus, che uscì nel mese di luglio del 1966, sotto la voce Enciclopedia del Fumetto che la rivista andava pubblicando nelle sue pagine, con il titolo Il gruppo Marvel, Alfredo Castelli e Paolo Sala scrissero la storia dei supereroi targati Marvel. Subito dopo su Linus-Estate usciva a £ 500 la prima storia dei Fantastici quattro.

Questi n.1 fanno parte di una bella e completa collezione che mio figlio ha raccolto per molti anni, oggi conservati in scatoloni: peccato che non vengano aperti più spesso.





L'UOMO RAGNO, alias Peter Parker, nasce nel 1962 dalla mente di due mostri sacri del fumetto moderno: Stan Lee (1922) sceneggiatore e Steve Ditko (1927)  disegnatore. 

La nascita di un personaggio di successo come Spiderman, ha richiesto una lunga gestazione e modificazioni di caratteristiche, anche mediate da altri personaggi, fino a centrare la figura dello studente timido e secchione, che viene casualmente morso da un ragno radioattivo che gli trasmette fantastici poteri. 

In seguito il giovane Parker diventa un esperto e appassionato chimico, e sappiamo con certezza che questo aspetto dell'Eroe ha indirizzato più di un giovane allo studio della chimica.

Per approfondire la genesi dell'Uomo Ragno, rimandiamo volentieri alla pagina Wikipedia che dedica molto spazio al lavoro del filologo del fumetto Giuseppe Guidi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Uomo_Ragno#Origini_e_successo





CAPITAN AMERICA, alias Steven Rogers è il più anziano dei supereroi, uno dei più famosi e longevi, nasce infatti nel 1940 dalla creatività di Joe Simon (1913-2011) e Jack Kirby (1917-1994). 

Quando nacque il personaggio in Europa infuriava la guerra, e l'impegno dell'eroico Capitan America contro i nemici della libertà e della democrazia, in parte metteva in discussione la scelta della neutralità USA. Significativa la copertina del primo numero (dicembre 1940) che mostrava il protagonista dare un pugno alla mascella a Adolf Hitler. Un invito esplicito all'entrata in guerra, che avvenne solo un anno dopo a seguito dell'attacco di Pearl Harbor.

Nel 1964 fu riproposto da Stan Lee con la nuova personalità che conosciamo, sensibile ai problemi della corruzione presente nella società americana. 


THOR, il cui nome completo è THOR ODINSON cioé figlio di Odino, è stato creato nel 1962  dalla premiata ditta Stan Lee & Jack Kirby. Nella traduzione italiana, chissà perché, The Mighty Thor, cioé il possente Thor, diventa il mitico Thor.  Chissà che non dipende da questa attribuzione all'eroe nordico, l'abitudine all'uso smodato di questo aggettivo tra i giovani?

Apprendo dalla completa pagina di Wikipedia  che questo Supereroe inizialmente usava un inglese arcaico e solenne, addirittura  aulico che ricordava   Shakespeare, nella forma e nella terminologia. 

http://it.wikipedia.org/wiki/Thor_%28Marvel_Comics%29

Solo successivamente fu adottato un linguaggio più attuale che essendo più facile, ne siglò anche il successo. 



 
Devil (Daredevil, in originale) il cui vero nome è Matt Murdock, è un'altra creatura nata dalla collaborazione tra Stan Lee e Bill Everet nel 1964.  

Anche questo personaggio, ancora una volta uno studente goffo e impacciato, attraverso un incidente radioattivo che privandolo della vista, ne accentua in modo esponenziale gli altri sensi, può diventare il Supereroe che conosciamo. 

Per approfondire la conoscenza con questo personaggio, rimando alla solita pagina Wikipedia che ne da un quadro completo, anche attraverso  tutti i disegnatori che se ne sono occupati:

 http://it.wikipedia.org/wiki/Devil_%28Marvel_Comics%29





Tutti questi questi personaggi  incarnano l'eterno archetipo dell'Eroe senza paura: giusto, aggressivo, potente avvincente e vincente su tutte le ingiustizie;  in qualche modo riscatta, come tutte le avventure, la banalità del vivere quotidiano.

sabato 17 maggio 2014

Anna Maria Ortese - IL PORTO DI TOLEDO - Ricordi della vita irreale - Rizzoli Editore 1975 - £ 5.000



I. DESCRIVE LA SUA CASA NELLA CITTA' BORBONICA, E LA SUA SOLITUDINE IN DETTA CASA CHE ERA SITUATA DAVANTI I CANCELLI DEL PORTO. APA E MAMOTA. PRIMI INTERROGATIVI DELLA MENTE CHE SOGNA.
Sono figlia di nessuno, nel senso che la società, quando io nacqui, non c'era, o non c'era per tutti i figli dell'uomo. E nascendo senza società, in certo senso io non nacqui nemmeno, tutto ciò che vidi e seppi fu illusorio, come i sogni della notte che all'alba svaniscono, e così fu per quelli che mi stavano intorno. Non starò perciò a dire dove nacqui, e come vissi fino agli anni tredici, età cui risalgono questi scritti e confuse composizioni. So che un certo giorno mi guardai intorno, e vidi che anche il mondo nasceva: nascevano montagne, acque, nuvole, livide figure.

Così comincia questo sconvolgente romanzo che Anna Maria Ortese (1914-1998), enfant prodige del nostro novecento, scrisse nella piena maturità con una sorprendente  freschezza narrativa.

Chi è Anna Maria Ortese? Su questo blog ho già parlato di un suo romanzo, che presentato dal poeta Alfonso Gatto vinse nel 1967 il premio Strega: Poveri e semplici.

http://giorgio-illettoreimpenitente.blogspot.it/2013/11/anna-maria-ortese-poveri-e-semplici-i.html

Stupisce che una scrittrice così fantasiosa, che ha sempre utilizzato un linguaggio moderno, al limite dello sperimentale, non abbia tutti i  lettori che merita e sia quasi sconosciuta alla maggior parte degli italiani.  

Viene quasi di pensare che la sua marginalità nel panorama letterario del novecento italiano, sia la conseguenza dell'implicita "condanna", emessa dall'establishment culturale all'epoca della pubblicazione di Il mare non bagna Napoli,  come se quella "condanna" fosse ancora valida e operante.

Riassumere questo romanzo - che all'epoca della sua uscita fu accusato di eccesso di manierismo  e sublimità  -  è impossibile, come riassumere Cent'anni di solitudine. Puoi citare dei personaggi, dire dei nomi ricorrenti, ma l'essenza rimane ineffabile.

Nella seconda e terza di copertina è la stessa Anna Maria Ortese a definire il suo romanzo, pieno di stranezze e disordini formali:

Se mi si chiedesse cosa ne penso: ricordo solo la fatica, forse vana, che m'è costata: per sistemare passabilmente linguaggio e struttura che non avevo pensato così; per capire chi fosse questo personaggio tanto fuori di sé e malinconico (che a volte temevo poter essere stata io) e l'uomo dai molti nomi appoggiato all'angolo della Rua Azar. E dove questa Rua Azar, e le altre.
Insomma, dove tutto. Non in questo mondo, certo. (In questo mondo, credo non ci sia nulla).
Mi dispiace di aver scritto tanto di cose così assurde, e comunque non comprensibili neppure a me stessa. Di aver liberato una persona così inesplicabile e triste. E tante altre ombre. Ma esse - e la città perduta dove camminavano - non sono di qui e di nessun luogo. Devono, quindi, essere prese per sogni, o narrazioni confuse dal vento (così negli armadi marini di Austen, e Bath, 200 anni fa), e come tali, a lettura finita, considerare.
E' chiaro che la Toledo che Damasa Figuera percorre non è terra di Spagna - basterebbe la improbabile presenza di un porto di mare ad escluderlo - somiglia più a una Napoli, sperduta provincia di  Macondo o  Comala o Paskas, nella regione di Chentomines.

Toledo come un vecchio teatro*, come se le sue strade e case fossero quinte, senza rumore alcuno cadeva. Si, io la vedevo cadere; la gran via, il corso, i palazzi della Citta reale, intorno alla Plaza de Carlo; i chiusi e odorosi di gelsomino recinti monacali; i campanili quadri, le torri accigliate (così scure, un tempo, nella rossa sera); tutto, lentamente, sotto croci bianche, in una luce verdastra, lentamente cadeva.
Poi, venne fino a noi un gran vento.
Tale, nel mio sogno, pareva.


Rendiconto del BARRIO
Quel tempo là era l'adolescenza; e forse tale turbamento mi veniva dal trovarmi piuttosto senza scopo tra questi larghi orizzonti marini, e cieli gialli e navi, e poi tra tali vicende di persone e non mie, di un tumulto alla base costantemente monotono.
Apa si era assuefatta ormai alle vie del barrio, e le amava, ma indifferente quasi alle sventure della gente, e dicendo mirabilia di Monte Serrat.
Era una vita dolce. Un nostro marine maggiore andava intanto anche lui sui mari, tornandone certe sere di tempesta con un agnello da arrostire, portato dalle isole di Pietra, che qui era grande festa. Vi erano poi altri mirabili avvenimenti, come in luglio la festa della Roseda (Reyna al Mare Interrado) e, in settembre, quella dell'adolescente nera - Mosera chiamata.

Una qualche curiosità spero proprio di averla provocata !

In questo link Giorgio Di Costanzo ricostruisce il rapporto speciale di Anna Maria Ortese con Il porto di Toledo, il romanzo da lei più amato, citando il contributo di Franz Haas in occasione del centenario della nascita della grande scrittrice, promosso dal blog Letteratitudine

 https://www.facebook.com/giorgio.dicostanzo.3/posts/731701980225125

http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/06/11/il-centenario-della-nascita-di-anna-mariaortese/

martedì 6 maggio 2014

alterlinus - Mensile di Viaggi e Avventure - Milano Libri Edizioni - Anno 1 N. 1 - £ 1.000


Nel gennaio 1974, Oreste del Buono (1923-2003), grande scrittore, giornalista, traduttore  e divulgatore di fumetti, fondatore e già da due anni direttore di Linus, manda in edicola un supplemento ricco di autori e di storie: alterlinus. Possiedo le prime annate di questa eccezionale rivista, e le sto rileggendo in questi giorni, con un piacere e un'attenzione ancora più grande di quando lo feci 40 anni fà.

La prima storia che apre questa inimitabile rivista è Ulisse, testo ovviamente di Omero (che partecipa di persona alle avventure di Ulisse), ma riveduto e adattato da Jacques Lob e illustrato dal grande Georges Pichard. Una storia avvincente, con un avveniristico Olimpo, cioè una specie di gigantesca astronave da dove gli Dei per mezzo di un telecronscope controllano e condizionano le azioni degli umani. Avvincente.





































La storia, illustrata con disegni graficamente molto puliti, segue Ulisse nelle avversità che sadicamente gli Dei, con la sola protezione di Atena,  stabiliscono per lui e i suoi uomini.

Il secondo pezzo, il poema di alterlinus, è Fausto, nientemeno che da Goethe. Si tratta dell'opera in versi dell'argentino Estanislao Del Campo (1834-1880) entusiasticamente  scritta nel 1866, dopo aver assistito, al teatro Colon di Buenos Aires, all'opera Faust di Gounod; divenuto per il suo linguaggio fresco e espressivo, uno dei più riusciti esempi di lirica gauchesca. 

Così nella presentazione Alberto Ongaro racconta l'incontro tra l'autore e l'opera:

Tra il pubblico elegante c'è anche un giovane ufficiale, aitante ironico con il viso butterato dal vaiolo. E' proprietario di una piccola tipografia della capitale, è già noto per aver scritto il testo per un paio di canzoni, ma soprattutto per le sue straordinarie qualità di payador, di improvvisare versi. Si chiama Estanislao Del Campo. L'ufficiale segue il Faust attentamente: lo colpisce non soltanto lo spettacolo, ma anche quella mescolanza di finzione e realtà fornita dalla passione, vera, del tenore che impersona Faust per la soprano che impersona Margherita: una storia d'amore dentro una storia d'amore, uno spettacolo dentro uno spettacolo.
Gli viene un'idea. Perché non mescolare ancora di più le carte della finzione e della realtà? Ad esempio: che cosa potrebbe diventare il Faust di Goethe e di Gounod se fosse visto dagli occhi di un gaucho? Che cosa potrebbe diventare la storia di Faust e Margherita e Mefistofele se fosse raccontata da un gaucho e con il linguaggio tipico dei gauchos?




Le divertenti illustrazioni sono del maestro argentino Oscar Conti (1814-1979), molto più noto anche in Italia con lo pseudonimo di Oski.

Dopo una puntata del racconto di avventure Gli scorpioni del deserto di Hugo Pratt, segue un altro classico della letteratura, il racconto di alterlinus: Farsi un fuoco di Jack London con belle tavole di Dino Battaglia (1923-1983), autorevole illustratore, esperto in classici dell'ottocento: Poe, Lovecraft, Stevenson....

  

Segue il classico Dick Tracy, icona della cultura popolare americana, creato negli anni '30, gli anni di Al Capone, dalla penna di Chester Gould (1900-1985) che disegnò queste strisce per quantasei anni!

Divertente (ma anche istruttivo) il dibattito politico scatenato sulla pagine di linus, tra i suoi lettori, divisi tra guelfi e ghibellini. Negli anni '70 sostenere una polemica come questa richiedeva un impegno serio, bisognava fisicamente scrivere una lettera: Caro Woodstock...
(non si scriveva al Direttore, ma al personaggio di Schulz!), poi si inseriva la lettera nella busta e si usciva di casa, si entrava dal tabaccaio e si acquistava un francobollo e finalmente si imbucava la lettera: tanto impegno era profuso per contestare Dick Tracy perché troppo di destra!



Segue il racconto a puntate I labirinti di Guido Buzzelli (1927-1982), figlio d'arte, fu grande fumettista, illustratore e pittore, che per la bellezza del suo tratto fu definito dalla stampa francese il Michelangelo dei Mostri.

L'accoppiata  Wolinski & Pichard produce una serie di avventure (a puntate) di Paulette, simpatico personaggio dalla spensierata sensualità, questa volta alle prese con cattivissimi nazisti nientemeno che in Amazzonia. Le figure femminili sono sempre gradevolmente in carne.



Dopo le avventure un po' cochon di Paulette (ma la malizia è nell'occhio di chi guarda) alterlinus sposta la visione su personaggi affatto diversi creati dalla fantasia  da Tove Jansson (1914-2001) finlandese, ma di lingua svedese : i Moomin 

E per finire in bellezza: Snoopy Oggi e Ieri, otto pagine colme delle riflessioni dei più noti personaggi di Charles M. Schulz.


Una rivista che ben meritava le mille lire del costo!