giovedì 31 ottobre 2013

Tommaso Landolfi - LA SPADA - Rizzoli 1976 - £ 3.000



Tommaso Landolfi (1908-1979), è stato uno dei più importanti scrittori del nostro novecento; benché poco noto al grosso pubblico, è autore fatto oggetto di molti studi in convegni e seminari, nazionali e internazionali, per dire dell'interesse che questo anomalo autore suscita in studiosi di tutto il mondo.

Laureatosi nel 1932 in lingua e Letteratura russa, ha tradotto Gogol',  Čechov, Puškin, Tolstoj e Dostoevskij. Autore teatrale, (il Landolfo VI di Benevento, poema drammatico in endecasillabi sciolti è l'opera più apprezzata da Landolfi), poeta, autore di fiabe, elzevirista, ma soprattutto scrittore con una grande padronanza della lingua italiana, che gli consente di giocarci a piacimento, con un uso disinvolto di termini desueti, e forme eleganti di linguaggio,  preziosismi al limite del barocco e invenzioni linguistiche, glossolalie, all'interno  del testo, tali da rendere la lettura si impegnativa, ma anche estremamente divertente.





Questa raccolta, che risale al 1942, contiene  sedici racconti alcuni fantastici, altri grotteschi, tutti esemplari del suo stile inimitabile di divertita leggerezza.


 
















Della sua nota passione per il gioco è testimonianza il racconto Lettera di un romantico sul gioco, che così inizia:

Caro Ignazio, il gioco, il gioco, si! E chi oserebbe rimproverarmelo? Tale vita è la mia! E' vero, le mie notti sono bruciate, le mie giornate chiuse al sole e agli scherzi dell'aria; esse anzi trascorrono nel torpore e nel sonno. Ebbene? Perisca l'invidioso sole e s'inabissi per sempre nei gurgiti dell'etere e un'estrema notte stenda su noi le sue ali. "Lodata sia l'eterna notte, lodato il sonno eterno": Ma non il sonno, la febbre notturna, le buie passioni che ci straziano e ci dannano, e fra queste la più ardente e la più cupa, la più sinistra e sacra, l'indomabile fuoco delle tenebre, il gioco, divino e infernale! Chi oserà biasimarmi per primo? E che ragione ho io di giustificarmi e addurre la mia misera vita? Ma fossi io pure il più grande dei grandi della terra e mi splendesse pure nel cuore una perenne primavera, fossi tranquillo e felice; ogni bene celeste e terreno vorrei ugualmente rinnegare e volentieri, anzi con disdegno, getterei ai piedi di quella cupa deità! Qui si decidono le alte sorti, qui l'uomo, non più solo, ma nella sua vera patria, fra mille altri trepidi esseri attende il tocco della mano che lo beneficherà o pronerà; qui non si finge creatore, non aspetta per tramite di mediocri ambasce la sua condanna o la sua grazia; qui egli, tutto creatura, sollecita, quasi calice di fiore aperto ai doni e alle offese del cielo, un immediato responso, pronto a rivoltarsi, pronto ad adorare, pronto (se è un uomo vero) ad adorare anche colpito. 



Puro divertimento il racconto dedicato al "celebre baritono Eugenio Montale" (il poeta aveva studiato effettivamente canto)"così grande è la sua modestia! Essa è anzi tale, che il Maestro fa ben poco caso della sua universal fama d'artista lirico e volentieri - ebbe egli medesimo a confessarmi - la cambierebbe con una più modesta nell'arengo delle patrie lettere: Debolezze d'uomini illustri!

Da: La melotecnica esposta al popolo
Cap. MCMLVIIII: Del peso e della consistenza delle note

Ciò che invece non tutti sanno è che le note emesse da gola umana hanno un proprio peso e una propria consistenza, più o meno apprezzabili secondo la velentia e la potenza dei cantanti, poco apprezzabili dunque o addirittura inapprezzabili nella maggior parte dei casi, notevoli tuttavia in alcuni e anzi notevolissimi e pericolosi, Si calcolò ad esempio, mediante appositi apparecchi, che un do di centro del celebre basso Maini pesasse 14 tonnellate in cifra tonda. Il peso delle voci tenorili e delle femminili in generale è in media assai più esiguo: i centri d'un Tamagno s'aggiravano fra le 3 e le 7 tonnellate al massimo. Una sola contralto, la celebre Publinska, raggiunse in un'emissione isolata le 10 tonn.  Il peso delle noti baritonali è in generale medio. Per fortuna le note sono dotate di grande elasticitàe rapidamente divengono fluide e s'espandono. Emesse nondimeno in determinate posizioni, possono conservare, anche a una certa distanza dalla bocca del cantore, una parte del loro peso e della loro compattezza originaria. (.........)
Cap. MCMLX: Del colore delle note

Del pari molti ignorano che le note emesse da gola umana hannoun loro proprio colore, diverso, s'intende secondo la loro altezza, intensità, giustezza. Tale colore non è però apprezzabile che in determinate condizioni, ove cioè nell'atmosfera si sia preventivamente provveduto a diffondere vapori di bario e di sodio (combinati giusta le indicazioni del Fibonacci) e a luce radente. Le note si presentano allora, in generale, come una sostanza gassoliquescente biancastra, dotata d'una vaga fluorescenza, inafferabile e non captabile in storta (e ciò vorrebbe confermare le osservazioni dell'appassionato di cui in fine al precedente capo).  (..........)

 Nel link qui sotto l'altro libro di Landolfi di cui si è occupato il blog:

 http://giorgio-illettoreimpenitente.blogspot.it/2012/01/tommaso-landolfi-racconto-dautunno.html

lunedì 28 ottobre 2013

Murasaki Shikibu - GHENGI MONOGATARI 2 voll - Valentino Bompiani Editore 1944 - 1947 - £ 350 cad.



 



 Murasaki Shikibu (973-1014 o 1025) scrittrice e poetessa giapponese durante l'epoca Heian. Non siamo sicuri neanche del vero nome di questa grande, moderna scrittrice: Murasaki forse è un soprannome (che significa Viola), datole da un cortigiano della corte imperiale, e Shikibu si riferisce alla posizione del padre Maestro Cerimoniere (shikibu-shō), cadetto della potente tribù del Fugivara, la stessa dell'Imperatrice Akiko, alla cui corte svolse il suo servizio la nostra scrittrice.

Di quest'incredibile opera di Murasaki Shikibu, il Ghengi Monogatari (o Storia di Ghengi), iniziato nel 1001 e concluso tra il 1015 e il 1022,  che nell'edizione originale comprende 54 capitoli per un totale di 4234 pagine,  questi due volumi, La signora della barca e Il ponte dei sogni, comprendono i capitoli dal 42° al 54° (detti i capitoli di Uji) e rappresentano il corpo centrale e finale di quest'opera considerata il primo romanzo moderno della storia della letteratura, prima ancora delle chansons de geste o dei romanzi cortesi - che il nostro provincialismo eurocentrico pone all'origine della storia del romanzo.

Questa edizione Bompiani edita tra il 1944 e 1947, è una traduzione di Piero Jahier (1884-1966) dall'edizione  inglese eseguita Arthur Waley (1889-1966), uno dei più grandi sinologi e traduttori dal cinese e giapponese.

Nella bella introduzione Piero Jahier, poeta giornalista scrittore, inquadra l'opera della Murasaki, non come  romanzo storico o illustrativo, ma alla stregua di un vero romanzo moderno; precisa così il suo pensiero Jahier:

La Murasaki, indagatrice sottile dei problemi dell'anima, artista impassibile e cosciente, ha creato con quest'opera il romanzo realista del Giappone, epopea in prosa della vita intima, quotidiana, familiare ed erotica.


E' necessario tenere bene a mente che quest'opera nasce a ridosso dell'anno 1000. Scrive Jahier:

La mente si smarrisce al pensiero che mentre noi, occidentali, con le nostre arcaiche lingue ancora impastate nell'epica barbarica e nelle astruserie allegoriche del "Roman de la Rose", attendevamo la fine del mondo dell'anno mille, in una remota isola del Pacifico nasceva nella solitaria fantasia della dama di palazzo di una imperatrice puritana, il romanzo realistico moderno, questa epica della vita ordinaria, con un millennio di anticipo sulla sua nascita europea. E nasceva nella sua forma più matura e raffinata di analisi psicologica, distaccata e impassibile, al di là del bene e del male, della passione amorosa.



Della sua infanzia e della sua precoce vocazione, la Murasaki stessa ci narra che assistendo alle lezioni di cinese del fratello Nobunori, passo obbligato di educazione classica di ogni nobile giapponese, analogo all'apprendimento del greco per un nobile romano, il padre stupito della prontezza della bimba nell'afferare quell'arduo linguaggio, tanto da poter correggere lo stesso fratello, ebbe ad esclamare: "Almeno tu fossi un maschio, avrei potuto essere fiero e soddisfatto di te". Essa doveva a poco a poco scoprire, che se per un maschio la passione dei libri significava impopolarità, per una femmina era addirittura una maledizione, cosicchè finì per essere costretta a celare la propria vocazione come una vergogna.







Infatti, il Giappone, come il mondo romano o greco, non teneva in gran conto l'educazione delle fanciulle, per non incorrere nel pericolo che il loro spirito potesse essere indebitamente distratto dai suoi naturali doveri ed occupazioni. Così, l'esercizio della poesia e delle attività artistiche nella Cina antica, come nella Grecia e nella Roma antica, erano riservate alle cortigiane.
Manoscritto originale di Murasaki



















Di quest'opera, che è di impegnativa lettura, anche per la presenza di molti personaggi,  esiste, oltre questa vecchia edizione Bompiani, che per completezza dovrebbe essere integrata dal volume Einaudi, dal 1° capitolo al 41°, per un totale di 1030 pag., tradotta dalla versione A.Waley da Adriana Motti.

A conferma dell'interesse per quest'opera, la recentissima  edizione completa Einaudi (2012), con la prima traduzione italiana dal giapponese antico, a cura di Maria Tesera Orsi, un'opera finalmente completa di 1.493 pagine alla modica cifra di € 80,00.






















































































































































































































































































































































































































mercoledì 23 ottobre 2013

AA.VV. - FIABE - L'Unità & Einaudi - 1996 Edizione fuori commercio riservato ai lettori e abbonati de l'Unità



Qualunque cosa si pensi a proposito dei molti gadget che si regalano o vendono insieme ai quotidiani, è indubbio che quando si tratta di libri non si può che lodarne l'intento divulgativo. 

Un po' come fece a suo tempo Mondadori, quando si inventò gli Oscar settimanali, rivoluzionando il settore editoriale con il  coinvolgimento delle  edicole.

Questa pregevole iniziativa de l'Unità, in collaborazione con Einaudi, risale alla seconda metà del 1996, è costituita da quattordici agili volumetti - progetto grafico di Giovanni Lussu - con le fiabe di tutto il mondo -  che si avvalgono delle erudite note critiche di Carmine De Luca (1943-1997), uno dei massimi studiosi di letteratura per l'infanzia, scrittore raffinato e curatore editoriale delle opere di Gianni Rodari; le notizie di carattere storiografico che si ricavano da queste brevi  note, rendono particolarmente preziosa  la collana.

Per comodità di lettura, qui presento i soli  cinque volumi dedicati ad autori italiani, che sono Giambattista Basile (1575-1632), il capostipite di tutti inarratori di fiabe, Luigi Capuana (1839-1915), Guido Gozzano (1883-1916), Emma Perodi (1850-1918) e Roberto De Simone (1933).

 

Lo Cunto de li cunti, ovvero lo trattenemiento de' peccerille

Questo il titolo dell'opera di Giambattista Basile, nota anche come Pentamerone, come si iniziò a titolare dall'edizione del 1674 sul modello del Decamerone di Boccaccio, che contiene cinquanta fiabe raccontate in cinque giorni da dieci vecchie e brutte narratrici.



Scrive De Luca:

Intercettare tra il popolo o nella letteratura precedente racconti di orchi e fate e riproporli, una volta rivestiti di preziosi ornati stilistici, al gusto dell'aristocrazia di corte, fu operazione di geniale originalità, visto che in tal modo venne a costituirsi il primo catalogo di trame e motivi fiabeschi dell'età moderna. Quei racconti, percorsi da umori sapidi e compiaciuta salacità e al tempo stesso ammantati di sentenziose moralità, presentati in più con un linguaggio che concilia l'immediatezza del dialetto napoletano con le acutezze delle metafore barocche, dovettero riscuotere grande successo, perché consentivano non solo il puro passatempo, ma soddisfacevano la voglia dei ceti dominanti di trovare quotidiana conferma al proprio status di elevatezza e distinzione sociale.


In questa veste ridotta, poco più di centoventi pagine, trovano posto sette fiabe, tra cui La Gatta Cenerentola, che Roberto De Simone (1933), musicologo e musicista, scrittore, regista,  genio assoluto dello spettacolo, fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, ha musicato nel 1976. 

Qui è possibile visionare l'opera completa della Gatta Cenerentola di Roberto De Simone: 
 http://www.youtube.com/watch?v=uyrysFZQaKQ

Nel volume Fiabe campane di Roberto De Simone, sono presenti, tutte in dialetto napoletano con testo a fronte:
  •  Ce steva na vota na vicchiarella
  •  'A vicchiarella e 'o suricillo
  •  'A Gatta Cenerentola
  •  Giovaniello senza paura
  •  Buon surdato
  •  'O conto â smerza
  •  'O cunto 'e Pulicenella
  •  Pulicenella e 'a levatrice
  •  'E cunzigli 'e Re Salomone
  •  'A morte 'e Pulicenella
  •  'O fatto 'e Miezu Culillo

Roberto De Simone e i suoi collaboratori hanno percorso città e campagne della Campania alla ricerca di "cantatori"(raccontatori), ancora in grado di inventare racconti fantastici e avventurosi dando fondo a un repertorio di formule, di lessici, di modi di dire,, sopratutto di modelli di storie che di norma si considerano appartenenti al passato lontano e a una cultura (quella agro-pastorale) che ci sta alle spalle.




Così Carmine De Luca, nel presentare Guido Gozzano:

Nelle fiabe e novelle Gozzano si misura con l'invenzione di personaggi e situazioni capaci di catturare l'attenzione e stimolare la fantasia di bambine e bambini. Per raggiungere lo scopo, quali procedure di sccrittura e quali motivi e soggetti dell'immaginazione utilizza? A quali fonti si ispira?  Già le strofette che aprono i sei racconti della raccolta I tre talismani funzionano daprimo congegno formale che agevola il diretto accesso al mondo delle meraviglie. Si tratta di divertenti quartine in cui Gozzano intreccia due elementi classici del folklore, la canonica formula di apertura delle fiabe, "c'era una volta..." e il motivo del "mondo alla rovescia".


 
A proposito di Luigi Capuana scrive De Luca.

Pochi narratori hanno scritto per l'infanzia quanto Luigi Capuana. Nell'elenco delle opere pubblicate in volume è possibile enumerare, tra fiabe, racconti, novelle e romanzi, circa quaranta titoli destinati ai ragazzi.

"Queste fiabe nacquero così (...) In quel tempo ero triste (...) con un'inerzia intellettuale che mi faceva rabbia, e i lettori non immagineranno facilmente la gioia da me provata nel vedermi, a un tratto, fiorire nella fantasia quel mondo meraviglioso di fate, di maghi, di re,di regine, di orchi, di incantesimi, che è stato il primo pascolo artistico delle nostre piccole menti". Così scrive Capuana nella prefazione a "C'era una volta..". E non c'è ragione alcuna per dubitare che l'esercizio creativo delle fiabe abbia funzionato da mezzo terapeutico dell'inerzia intellettuale e abbia avuto il potere di rialimentare un estro inaridito.



Nel volumetto dedicato a Emma Perodi sono presenti:

  • Il diavolo che si fece frate
  • La fidanzata dello scheletro
  • L'incantatrice
  • Il Diavolo e il Romito 
 Scrive De Luca:

Le "novelle" di Emma Perodi, pubblicate nel 1892, riescono a farsi leggere ancora oggi con sicura partecipazione emotiva. Funzionano come sapienti miscele di materiali narrativi differenti: elementi orridi e macabri, personaggi torbidi, presenzxe religiose, situazioni di studiata suspense, insieme a una scrittura lineare ed elegante e alla descrizione minuta e precisa di aspetti popolari e familiari (feste paesane, abitudini gastronomiche) o, al contario, fantasticamente immaginati (castelli lontani, caverne sotterranee), formano un amalgama che esercita notevole fascino su lettori grandi e piccoli.


Larga è la foglia, stretta e la via: dite la vostra, che ho detto la mia.





















domenica 20 ottobre 2013

Juan Ramón Jimenéz - POESIE - Newton Compton 1971 - £ 1.500


Questa edizione economica delle poesie tratte dall'opera Diario de un poeta reciencasado (1917) di Juan Ramón Jiménez (1881-1958), premio Nobel per la letteraura nel 1956, si avvale di una illuminante prefazione del poeta Rafael Alberti (1902-1999), espressamente scritta per questa edizione:
 

Conobbi Zenobia Camprubí la stessa sera che Juan Ramón Jimenéz mi ricevette nella sua casa di Madrid, in calle Lista al numero 8. Era primavera, aprile o maggio del 1924. Portavo a Juan Ramón las canciones del mio Marinero in tierra, ancora inedito. Dalla terrazza, dove il poeta andaluso di "jardines lejanos" coltivava i suoi caprifoglio e i gelsomini rampicanti sui muri, si vedeva l'azzurro del Guadarrama stagliarsi nella sera che già volgeva verso la sua fine di "oros, verdes y marrones", mentre parlavamo di poesia, ricordando il nostro mare e il collegio di cadice, dove il poeta di Huelva aveva fatto, come anch'io vent'anni dopo, i suoi primi studi.
Una gentile e sorridente figura di donna apparve all'improvviso, salutandomi, veloce, con grazia, baciando Juan Ramón dolcemente, e poi sparendo. Era la prima volta che vedevo Zenobia, la sposa del poeta da quasi otto anni, la protagonista di questo strano Diario d'amore, la vigile, esemplare e per sempre unica compagna della sua vita.
Juan Ramón Jiménez era a quel tempo, per noi poeti ancora agli inizi - Garcia Lorca, Salinas, Guillén, Aleixandre, Alonso...- della generazione che col tempo avrebbe avuto il non molto esatto soprannome del "27", il poeta che aveva elevato a religione la poesia, vivendo al di là del tempo, per essa e grazie ad essa; l'incitatore, l'incontaminato, il grande animatore che agli inizi ci fu di stimolo accogliendoci nelle sue fugaci riviste, presentando con quei brevi ritratti lirici alcune delle nostre prime opere.





Rafael Alberti
Juan Ramón Jimenez
La sua poetica Juan Ramón Jimenez la spiega bene nel prologo al suo Diario de un poeta reciencasado:

Non l'ansia di colore esotico, né l'affanno di necessarie novità. Quando viaggio, quella che viaggia sempre, è la mia anima, tra le altre anime. Non si tratta di andare verso il nuovo o andare più lontano, ma verso il più profondo. Mai più diverso, sempre più altro. La depurazione costante dello stesso, sentito nella eterna uguaglianza che ci attanaglia alla varietà in un insieme di armonia senza fine e di continua rinascita interiore.
Nella nota introduttiva  (Per una lettura di Jimenez), il traduttore  Claudio Rendina scrive:

Per Juan  Ramón non è affatto vero che la poesia facile sia sinonimo di semplice e spontaneo, e difficile di complesso e elaborato; è semmai vero il contrario. Il semplice e lo spontaneo della cosiddetta poesia "popolare è sempre tradizione di un'arte raffinata che si è perduta" col tempo, e la tanto decantata semplicità è in pratica solamente apparente: "una poesia può essere semplice e complicata insieme", ma in ogni caso "la semplicità è un prodotto ultimo e mai un punto di partenza, perché si raggiunge soltanto attraverso un elaborato processo di coscienza su quanto di complesso l'anima viene affrontando, come appunto si può intendere quello "espurgo por la conciencia" cui egli sottomette la poesia.
E più avanti aggiunge:
 E' questa la linea precisa di una poetica che, senza ricamare su quanto il cuore ha intuito, tiene dietro alla spontaneità; "al poeta - ha scitto il critico Sánchez Barbudo - basta vedere e sentire, penetrare in quel che ha visto ed esprimerlo con la maggior esattezza e chiarezza", fedele al principio che "la poesia è un seme più che un frutto".

Come stimolo alla lettura di  Juan Ramón Jimenez, mi limito a trascrivere la prima parte della poesia di questo diario poetico:



HACIA EL MAR

Qué cerca ya del alma
lo que está  tan inmensamente lejos
de las manos aún!
                
           Como una luz de estrella,
como una voz sin nombre
traída por el sueño, como el paso
de algún corcel remoto
que oímos, anhelantes,
el oído en la tierra;
como el mar en teléfono...

Y se hace la vida
por dentro, con la luz inextinguible
de un día deleitoso
que brilla en otra parte.

 ¡Oh, qué dulce, qué dulce
verdad sin realidad aún, qué dulce!
Madrid, 17 de enero de 1916

VERSO IL MARE

Quant'è vicino all'anima
quel ch'è lontano immensamente
ancora dalle mani!

                   Come luce di una stella,
come voce senza nome
evocata in sogno, come il passo
di un cavallo in lonrananza
che sentimmo, ansiosi,
orecchio a terra;
come il mare nel telefono...

E si crea la vita
dal di dentro, con la luce inestinguibile
di un giorno delizioso
che risplende altrove.

Oh quant'è dolce, quant'è dolce,
quant'è dolce una veità che non ha ancora realtà!

venerdì 18 ottobre 2013

Heinrich Böll - L'ONORE PERDUTO DI KATHARINA BLUM - Einaudi 1975 - £ 2.000



I gentili frequentatori di questo blog avranno da tempo capito che, salvo rare eccezioni, i libri di cui mi piace occuparmi non si trovano sui banchi delle librerie riservate alle ultime uscite, ai best seller, né tantomeno nelle classifiche dei più venduti, ne consegue che si tratta quasi sempre di vecchi libri che possiedo da anni e ora rintracciabili solo nel mercato dell'usato.

Questo di Heinrich Böll (1917-1985), premio Nobel per la letteratura nel 1972, è ancora reperibile nella collana tascabile della Einaudi, insieme a molti altri romanzi del grande e prolifico scrittore tedesco, primo fra tutti il suo più noto Foto di gruppo con signora del 1971.

Il romanzo è ambientato a Colonia, negli anni '70, il periodo che vide i giornali del gruppo Springer scatenare una vera caccia alle streghe contro il gruppo Baader-Meinof e la sinistra in genere.

La storia è questa. Una giovane e avvenente cameriera incontra ad una festa mascherata un giovane con cui balla tutta la sera,  portandoselo poi a casa a fine serata. La polizia, che pedinava il giovane ritenendolo  un pericoloso criminale, la mattina dopo fa irruzione nel tentativo di arrestarlo, ma essendosi quest'ultimo dileguato, arresta la donna con l'accusa di complicità.  La vita della donna viene scandagliata minuziosamente, nei particolari più personali, familiari e intimi. La verità che emerge, che dovrebbe ragionevolmente scagionare la donna, viene deformata da certa stampa scandalistica, che non esita a montare una campagna contro di lei, che esasperata uccide il giornalista responsabile.

Il romanzo è articolato in brevi e brevissimi capitoli, che sono funzionali al tipo di narrazione che Böll ha scelto, cioè di esposizione oggettiva dei fatti, tant'è vero che la voce narrante avverte in apertura  che la cronaca si avvale di alcune fonti secondarie e tre principali; ma a tratti la simpatia umana nei confronti della protagonista emerge prepotentemente, insieme a una grande ironia e leggerezza nella visione della vita che rende la lettura particolarmente piacevole.

Mi disse: "Allora fiorellino, cos'è che si fa adesso noi due?" Io non gli risposi una parola, arretrai in salotto e lui mi venne dietro e disse: "Perché mi guardi così allibita, mio piccolo fiore? Per prima cosa proporrei che noi due si facesse un po' di bum-bum". Io intanto avevo raggiunto la mia borsetta, lui già mi brancicava i vestiti, e io pensai: "Lo chiama fare bum-bum? E va bene", così tirai fuori la pistola e gli sparai senza esitare. Due, tre, quattro volte. Non ricordo più bene. Quanti colpi gli abbia sparato, potrà controllarlo nel rapporto di polizia. Ora lei non deve pensare che mai nessun uomo abbia allungato le mani su di me: se una come me, lavora fin dall'età di quattordici anni, e anche prima, come cameriera e roba simile, deve subirne di tutti i colori. Ma che fosse proprio lui, e poi quel bum-bum, e allora pensai: "E va bene, ora faccio io bum-bum".

E' solo un caso che il giornale scandalistico che avvelena la vita a Katharina Blum creando una vera macchina del fango, si chiami Die Zeitung, correttamente tradotto in italiano Il Giornale. 

Nel 1975 dal romanzo venne tratto il film di Volker Schlondorff e Margarethe von Trotta.


venerdì 11 ottobre 2013

Pamela Moore - CIOCCOLATA A COLAZIONE - Mondadori 1957 - £ 600


Ho ripescato questo vecchio volume della collana il Bosco - libro di esordio di Pamela Moore (1937-1964) - in uno dei soliti scatoloni dove conservo i libri - come dire - eccedenti, e l'ho riletto, dopo cinquant'anni, con rinnovato interesse, cercando anche di ricordare l'impressione che ne ebbi in prima lettura. 

C'è da dire che, allora, il giudizio che se ne poteva dare era anche condizionato dai molti fatti esterni al romanzo, che accompagnarono l'edizione italiana, quali - ad esempio - i numerosi sequestri. 

Non ricordo, con le numerose ristampe che il libro ebbe, quante volte nel magazzino Mondadori di  Lungotevere Prati arrivarono i questurini a sequestrarlo. Era la solita trafila, quando arrivavano per il sequestro, le copie erano già state consegnate alle librerie, loro chiedevano l'elenco delle librerie che lo avevano acquistato, ma non credo che facessero sul serio il giro di Roma e provincia alla ricerca del corpo del reato. 

Certo,  l'eco del successo che il libro stava ottenendo il Francia e negli Stati Uniti, con oltre un milione di copie vendute - che per l'epoca è una cifra inaudita, ma sopratutto quell'aria di proibito che lo acccompagnava, aiutava le vendite molto meglio delle sprezzanti recensioni che erano apparse sulla stampa ultra-puritana dell'epoca. 

Il confronto col successo di Bonjour tristesse della Sagan, avvenuto appena due anni prima, anche lei con milioni di copie vendute, semplificava i giudizi, ed era normale definire Pamela Moore la Sagan degli Stati Uniti. Questi accostamenti erano determinati essenzialmente dall'estrema giovinezza delle due autrici, la Sagan diciannove anni e la Moore addirittura diciotto, entrambe spregiudicate e appartenenti a quella che il perbenismo dell'epoca definiva gioventù bruciata. Il film  con questo titolo di Nicholas Ray con James Dean è del 1955!

Questo l'arioso e classico incipit del romanzo:
La primavera, a Scaisbrooke Hall, era senza dubbio il periodo più bello dell'anno. Lo dicevano tutte le ex-allieve, o ricordando i meli in fiore nel cortile quadrato e l'erba che cresceva alta e fresca accanto al ruscello, dove le ragazze celavano le bottiglie di bibite per mantenerle ghiacciate fino a sera, quando correvano a ritirarle e le bevevano di nascosto prima di rientrare nella sala dedicata allo studio. A primavera i golf di lana, sempre troppo ampi, e le molteplici gonne blu e i pesanti soprabiti venivano rispediti a casa per essere sostituiti dagli abiti azzurri e dalle scarpette dell'uniforme estiva. Scaisbrooke era stato fondato sessanta anni prima, sull'esempio dei collegi inglesi, e nelle sue sale, dall'ampia volta e poco luminose, s'avvertiva il peso delle tradizioni. In questo periodo dell'anno le allieve perdevano il pallore invernale, acquistato nelle sale da studio e nella palestra coperta di pallacanestro, e mostravano l'abbronzatura del primo sole: sembravano piene di salute, fresche, quando camminavano nei viali o si fermavano all'ombra, in gruppo, e ridevano.

E' un romanzo intenso, molto esplicito per l'epoca (niente a che fare - s'intende - con il genere porno-rosa dell'inglese E.L.James), che riesce a trasmette il profondo senso di angoscia che pervade la vita della protagonista, quel senso di vuoto esistenziale e di profonda solitudine, ma anche la sua ostinata ricerca dell'innocenza perduta.






Nel 1964, a soli ventisette anni, Pamela Moore si toglie la vita con un colpo di carabina.
 

sabato 5 ottobre 2013

Wolinski - L'EROTISMO NON PASSERA' - Edizioni della Vetra Milano 1972 - £ 1.000


George Wolinski (1934) è un disegnatore e umorista francese, con uno stile molto personale e riconoscibile. Particolarmente attivo durante i fatti del '68, raggiunse la notorietà con la rivista Action. Il suo impegno nell'analisi della realtà si avvale di uno spirito caustico e cinico, e per le sue tavole utilizza un segno essenziale, che punta all'espressività dei personaggi.


Il suo umorismo è sempre, volutamente,  politicamente scorretto: Le donne sono come i sigari, e il primo terzo è il migliore; oppure Meno male che il mondo va male; non avrei sopportato di andare male in un mondo che va bene.


Sui luoghi comuni riferiti al sesso:




"Quando non sai fare niente, bisogna almeno essere ambiziosi".







Su l'educazione sessuale










Sulla rivoluzione:










"Le donne sanno istintivamente ciò che è buono e ciò che è male. Ciò non impedisce loro di fare il male con una vergogna squisita".




 









 Sulla paura del futuro:

 








Sulla verità:

 






                                                                       

Sulla vita di coppia:









Un autore attento alla realtà, in grado di cogliere gli aspetti paradossali della nostra vita e riproporli con ironia pungente.