sabato 29 dicembre 2012

Pier Paolo Pasolini - SCRITTI CORSARI - Garzanti 1977 - £ 2.000



Questo è il classico libro da comodino, da sfogliare con assiduità, e a cui tornare per approfondire concetti complessi: i nostri rapporti con la politica, in che tipo di società viviamo, la presenza della chiesa in Italia, il fascismo vecchio e nuovo, i partiti della sinistra, le lotte, le rivendicazioni, il sesso e la società dei  consumi.

La lettura di Scritti corsari (1975), che furono pubblicati postumi, ma di cui Pasolini aveva già curato le bozze, ci riconfermano la gravità dell'assenza di quest'uomo  scomodo, e delle lucide analisi che  avrebbe certamente formulato sulla nostra squallida realtà odierna.

Troppo complicato analizzare o semplicemente citare tutti gli argomenti trattati, mi limiterò a ricordarnee un solo, quello dei Jesus.

Indimenticabile per le polemiche che suscitò all'epoca, l'articolo del 17 maggio 1973 sul Corriere della sera dal titolo Il folle slogan dei jeans Jesus, mentre nel volume il titolo è Analisi linguistica di uno slogan. 

Per i giovani che non hanno vissuto quegli anni e visto i manifesti, ricordiamo che la campagna pubblicitaria dei Jesus, primo jean italiano prodotto  dal Maglificio Calzificio Torinese (MCT),  era stata affidata ai pubblicitari Oliviero Toscani e Emanuele Pirella.



Scriveva Pasolini:

Sembra folle, ma un recente slogan, quello divenuto fulmineamente celebre dei "jeans Jesus": "Non avrai altro jeans all'infuori di me", si pone come un fatto nuovo, una eccezione nel canone fisso dello slogan, rivelandone una possibilità espressiva imprevista, e indicandone una evoluzione diversa da quella che la convenzionalità - subito adottata dai disperati che vogliono sentire il futuro come morte - faceva troppo ragionevolmente prevedere.
Si veda la reazione dell'"Osservatore romano" a questo slogan: con il suo italianuccio antiquato, spiritualistico e un po' fatuo, l'articolista dell' "Osservatore" intona un treno, non certo biblico, per fare del vittimismo da povero, indifeso innocente. E' lo stesso tono con cui sono redatte, per esempio, le lamentazioni contro la dilagante immoralità della letteratura o del cinema. Ma in tal caso quel tono piagnucoloso e perbenistico nascone la volontà minacciosa del potere: mentre l'articolista, infatti facendo l'agnello, si lamenta nel suo ben compitato italiano, alle sue spalle il potere lavora per sopprimere, cancellare, schiacciare i reprobi che di quel patimento son causa. I magistrati e i poliziotti sono all'erta; l'apparato statale si mette subito diligentemente al servizio dello spirito. Alla geremiade dell'"Osservatore" seguono i procedimenti legali del potere: il letterato o cineasta blasfemo è subito colpito e messo a tacere.

E dopo aver analizzato il doppio legame di malafede che lega Chiesa e Stato borghese, sia durante il fascismo che dopo con i governi democristiani, prosegue profeticamente:

La Chiesa ha insomma fatto un patto col diavolo, cioé con lo Stato borghese. Non c'è contraddizione più scandalosa infatti che quella tra religione e borghesia, essendo quest'ultima il contrario della religione. Il potere monarchico o feudale lo era in fondo meno. Il fascismo, perciò, in quanto momento regressivo del capitalismo, era meno diabolico, oggettivamente, dal punto di vista della Chiesa, che il regime democratico: il fascismo era una bestemmia, ma non minava all'interno la Chiesa. perché esso era una falsa nuova ideologia. Il Concordato non è stato un sacrilegio negli anni trenta, ma lo è oggi, se il fascismo non ha nemmeno scalfito la Chiesa, mentre oggi il Neocapitalismo la distrugge. L'accettazione del fascismo è stato un atroce episodio: ma l'accettazione della civiltà borghese capitalistica è un fatto definitivo, il cui cinismo non è solo una macchia, l'ennesima macchia nella storia della Chiesa, ma un  errore strategico che la Chiesa pagherà probabilmente con il suo declino.

Mi domando, chi - nel panorama politico- culturale italiano -  oggi, possiede il coraggio civile l'integrità morale, la coerenza politica per parlare in questi termini di Santa Romana Chiesa?

Ma l'interesse di questo slogan non è solo negativo, non rappresenta solo il modo nuovo in cui la Chiesa viene ridimensionata brutalmente a ciò che essa realmente rappresenta: c'è in esso  un interesse  anche positivo, cioè la possibilità imprevista di ideologizzare, e quindi rendere espressivo, quello dell'intero mondo tecnologico. Lo spirito blasfemo di questo slogan non si limita a una apodissi, a una pura osservazione che fissa la espressività in pura comunicatività. Esso è qualcosa di più che una trovata spregiudicata (il cui modello è l'anglosassone "Cristo super-star"): al contrario, esso si presta a un'interpretazione, che non può essere che infinita: esso conserva quindi nello slogan i caratteri ideologici e estetici dell'espressività. Vuol dire- forse - che anche il futuro che a noi - religiosi e umanisti - appare come fissazione e morte, sarà in un modo nuovo, storia; che l'esigenza di pura comunicatività della produzione sarà in qualche modo contraddetta. Infatti lo slogan di questi jeans non si limita a comunicarne la necessità del consumo, ma si presenta addirittura come la nemesi - sia pur incoscientre - che punisce la Chiesa per il suo patto col diavolo. L'articolista dell' "Osservatore" questa volta sì è davvero indifeso e impotente: anche se magari magistratura e poliziotti, messi subito cristianamente in moto, riusciranno a strappare dai muri della nazione questo manifesto e questo slogan, ormai si tratta di un fatto irreversibile anche se forse molto anticipato: il suo spirito è il nuovo spirito della seconda rivoluzione industriale e della conseguente mutazione dei valori.


Scritti corsari è una miniera inesauribile di argomenti, analisi e provocazioni, polemiche e invettive come solo un uomo veramente libero poteva onestamente fare.


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