domenica 1 gennaio 2012

TRE FANCIULLE MARTIRI DELLA BARBARIE NAZISTA - Einaudi, Adelphi, l'Unità

Tre fanciulle, tre donne, tre brevi percorsi di vita interrotti dall'orrore di un destino comune, tragicamente consumatisi ad Auschwitz quelli di Etty e Louise, a Bergen Belsen quello di Anna.





Anna è tedesca, rifugiata in Olanda con la famiglia dopo la presa del potere di Hitler, Etty è olandese di Amsterdam, Louise è francese, parigina, studentessa del liceo del Cours de Vincennes. Il libri di Anna e Etty riguardano i loro diari, mentre quello di Louise sono lettere ai suoi familiari e alle amiche.

Anna scrive il suo diario nascosta con la famiglia in un alloggio segreto, ricavato nella casa dove il padre di Anna ha il suo lavoro. Etty scrive le sue lettere (in appendice al Diario) da una cella a Westerbork, un campo di smistamento in attesa di essere tradotta ad Auschwitz.

Louise scrive le sue prima da Fresnes, dove è stata portata dai poliziotti di Vichy, che l'arrestano per essere stata trovata senza la stella di David cucita sul cappotto, quindi dal campo di raccolta di Drancy, vicino Parigi.

Quando Anna Frank inizia a scrivere il suo diario ha solo 13 anni, Louise 18, Etty è gia una donna, nel 1941 quando inizia il suo diario ha 27 anni.

Scrive Anna il 24 dicembre 1943:

(....) Credimi, quando sei stata rinchiusa per un anno e mezzo, ti càpitano dei giorni in cui non ne puoi più. Sarò forse ingiusta e ingrata, ma i sentimenti non si possono reprimere. Vorrei andare in bicicletta, ballare, fischiare, guardare il mondo. sentirmi giovane, sapere che sono libera, eppure non devo farlo notare perché, pensa un po', se tutti e otto ci mettessimo a lagnarci e a fare la faccia scontenta, dove andremmo a finire? A volte mi domando: "Che non ci sia nessuno capace di comprendere che, ebrea o non ebrea, io sono soltanto una ragazzotta con un gran bisogno di divertirmi e stare allegra?" Non lo so, e non potrei parlarne con nessuno, perché sono certa che mi metterei a piangere. Piangere può recare tanto sollievo. (.......) Ed ora basta. La mia "tristezza mortale" scrivendo è un poco passata.
Le lettere di Louise sono piene di fiducia, allegria, ottimismo; non crede che il suo arresto possa davvero preludere all'internamento in un lager, e se lo crede non lo dice, per amore dei suoi famigliari, a cui il 1° ottobre 1942 tra l'altro scrive:

(.....) Voi non avete idee di quanto valga lo spirito limpido, la mentalità sana, la chiarezza morale del nostro ambiente. Per riuscire ad apprezzarlo fino in fondo bisognerebbe venire a contatto di gente come quella che io ho incontrato qui e comincio a conoscere sul serio, vivendoci insieme dal mattino alla sera. Se fossi sicura di non lasciare troppe penne in questo guaio assurdo e che anche la mamma ne venisse fuori indenne, non mi dispiacerebbe neppure troppo passarci in mezzo proprio nel momento in cui il mio carattere sta assumendo una forma definitiva.
Etty è una giovane donna, colta, intelligente, una scrittrice sensibile che sa scavare al suo interno con una lucidità e intensità che fa star male. Scrive il 22 settembre:

Una volta ho scritto in uno dei miei diari: vorrei poter tastare i contorni di questo tempo con la punta delle dita. Ero seduta alla mia scrivania, allora, e non sapevo bene come accostarmi alla vita perché non l'avevo ancora toccata dentro di me. Ho imparato a farlo mentre ero seduta qui. Poi, d'un tratto, sono stata scaraventata in un centro di dolore umano - su uno dei tanti, piccoli fronti di cui è disseminata l'Europa. E là - sui volti delle persone, su migliaia di gesti, piccole espressioni, vite raccontate - su tutto ciò ho improvvisamente cominciato a leggere questo tempo come un insieme compiuto, e non solo questo tempo. Avevo imparato a leggere in me stessa e così ero in grado di leggere anche negli altri. Era proprio come se le mie dita sensibili sfiorassero i contorni di questo tempo, e di questa vita. Com'è possibile che quel pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato, dove si riversava e scorreva tanto dolore umano, sia diventato un ricordo così dolce? Che il mio spirito non sia diventato più tetro in quel luogo, ma più luminoso e sereno? A Westerborg ho letto un tratto del nostro tempo che non mi sembra privo di significato. Ho amato tanto la vita quando ero seduta a questa scrivania ed ero circondata dai miei scrittori, dai miei poeti e dai miei fiori. E là, tra le baracche popolate da uomini scacciati e perseguitati, ho trovato la conferma di questo amore.
Queste tre giovani donne - tra le innumerevoli altre coetanee - che l'ottusa razionalità di un sistema crimanale ha pianificato di distruggere, non scrivono una sola parola di odio contro i loro carnecifi né una parola di maledizione per la mostruosità del loro destino. Solo la consapevole accettazione dell'inevitabilità del male, come necessaria antitesi del bene, perché, come scrive Etty: "vita e morte sono significatamente legate tra loro, anche se la fine può essere triste e persino orribile, nella sua forma esteriore".

Una necessaria lettura in tutti i sensi dirompente.

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